venerdì 25 gennaio 2019

Social Housing e Periferie 5.Italia ed esempi europei



Lo stato attuale dell’arte vede crescenti difficoltà delle famiglie italiane nell’acquisto di una casa  oppure nel sostenere affitti di mercato. La domanda abitativa cresce e aumentano anziani, famiglie mononucleari, immigrati, che chiedono alloggi piccoli e a fitto sostenibile. Il disagio nelle periferie delle grandi città aumenta, sia per l’aumento della povertà  in generale, sia per mancanza di adeguati servizi, di trasporti , di spazio pubblico utilizzabile e dell’aumento dei costi energetici degli appartamenti.
Le iniziative di Social Housing hanno realizzato fino ad oggi circa 4500 alloggi e ne hanno in progetto circa 15/20.000. I costi medi di costruzione si aggirano sui 1000 euro /mq, e il costo affitto è circa 80euro/mq/anno, con costo vendita intorno alle 2000euro/mq.L’iter medio di un progetto di Social Housing è circa 2 anni e mezzo cui si aggiunge lo stesso tempo per la realizzazione. In Italia la divisione percentuale del patrimonio edilizio vede :  affitto sociale 5,5%; affitto libero 16%; proprietà 67%. 
L’Edilizia sociale privata chiama in causa almeno quattro dimensioni necessarie alla sua realizzazione e utilizzazione: 1. economico-finanziaria ( sistema integrato fondi, CDP, Società di gestione e risparmio); 2. urbanistica (mixitè funzionale) 3. architettonico-progettuale (concorsi di progettazione, Imprenditori); 4.sociale ( mixitè sociale, gestione socio-economica  dell’intervento )
Al S.H. vengono richieste  molte cose che lo Stato,  i Comuni , i piani regolatori e i privati non hanno saputo predisporre e fare nel passato. Molte di esse sono speranze e desideri.  In sintesi due obiettivi principali vengono posti:   mitigazione del disagio sociale ed una puntuale riqualificazione urbana in periferia.
In merito al  disagio sociale  c’è da dire che il S.H. non può fare molto sia in quanto il disagio  è molto diffuso  (parliamo di 5 milioni di persone ed è in costante aumento) e poi perché il S.H.  non si rivolge ai poveri,  ma a quei lavoratori  ( chiamati “ fascia grigia”) le cui famiglie  hanno un reddito  medio in grado di sostenere fitti almeno di 500 euro/mese per alloggi di 70 mq. Questo costo del fitto  è una media di redditività dell’investimento  in edilizia delle Fondazioni  bancarie che operano comunque nel mercato in quanto gli investimenti sono soprattutto di capitali privati. Abbassare il rendimento dell’investimento, ovvero abbassare i fitti  significa ipotecare la sua realizzabilità. L’incidenza geografica del S.H. è inoltre limitata al Nord del paese, incidono sia realtà sociali diversificate, sia fattori economici e culturali che riguardano gli  investitori e anche i  politici che amministrano i comuni e regioni. Sono, infatti, interessati fino ad oggi soprattutto comuni del Nord come Milano, Torino, Bolzano, Cremona, Parma, etc.
In merito alla riqualificazione delle periferie il S.H. può incidere poco ma molto utilmente. La sua incidenza dipende essenzialmente dalla capacità di collaborazione tra Comuni e Investitori e dalle scelte urbanistiche dei Comuni stessi: scelta di aree  significative magari entro una cornice urbanistica  già delineata , oppure su edifici non utilizzati  e da recuperare, tenendo presente la necessità delle periferie di spazio pubblico e di trasporti; si possono migliorare  i grandi vuoti degli interventi pubblici che hanno spazi  liberi fuori dimensione,  oppure  riempire i vuoti urbani lasciati dalla de-industrializzazione, dalla  demolizioni di fabbriche, o altro.
La pochezza dei numeri e la concentrazione solo al Nord degli interventi di Edilizia privata non possono certo affrontare i compiti che la retorica politica dei precedenti governi le ha assegnato. Certamente è necessaria una diversa politica di contributi statali, di semplificazione burocratica, e soprattutto di maggiore coinvolgimento dei privati investitori dei risparmi. Ma attualmente nulla è previsto.

Una rapida panoramica del Social Housing europeo mostra grandi differenze. In Olanda e Danimarca vige il sistema Universalistico, del tipo un’abitazione a tutti, mentre in Germania, Austria, Francia, Italia, vige il sistema generalista Targeted (indirizzato) Generalista, con assegnazione di alloggi su base reddituale; in Gran Bretagna, Francia e Germania, vige anche il sistema Residuale, con alloggi a categorie disagiate.
Due esempi europei: Solar city e ParkHill

1.    In Austria politiche abitative sono orientate prevalentemente all’offerta di unità    abitative o di sussidi all’abitazione. La residenza sociale è costituita da alloggi           pubblici in locazione forniti dai singoli comuni e da alloggi in locazione e/o vendita,  riconducibili a investitori privati, in conformità a operazioni no-profit sussidiate dal  settore pubblico (Limited profit housing).  Il  patrimonio edilizio è diviso in: Affitto sociale 20%; affitto libero 28%; proprietà 52%;


      Solar city, Linz, Austria; qui l’intervento ex novo su suolo comunale, è una città giardino, dotata di lago balneabile e collegata alla città madre da metro. L’intervento prevede alloggi a buon mercato, alloggi a basso prezzo, e alloggi in fitto. Il finanziamento è europeo e Comunale, e i lavori sono fatti da Imprese “a basso guadagno”.

2     Nel Regno Unito l’Housing sociale è in larga parte gestito delle autorità pubbliche e dalle associazioni per la casa. La spesa per l’abitazione è in media pari al 40% del reddito percepito. Di recente sono stati sospesi i contributi alle spese accessorie (utenze) previsti dal governo a fronte di un nuovo contributo unico (Universal) destinato a particolari categorie. E’ stata sperimentata una formula di alloggio sociale con ausilio all’acquisto: il locatario versa un acconto iniziale con il quale acquisisce quota parte dell’alloggio, i canoni di locazione successivi sono poi funzionali  all’acquisto residuale:
I dati percentuali vedono: affitto sociale18%; affitto libero 17%; proprietà 65%;

Renovation Park Hill, Sheffield Gran Bretagna; qui il mercato libero è sacro. A ParkHill il Comune non aveva i soldi per fare manutenzione straordinaria, l’edificio deperiva e perdeva abitabilità tanto che, dopo qualche anno le case si sono in parte liberate da sole, e in parte il Comune non ha rinnovato i contratti di fitto scaduti. Sotto il controllo dell’English Heritage (Soprintendenza Nazionale), il Comune bandisce una gara per Imprese, assegna l’appalto, termina i lavori. L’impresa è pagata anche con cessione di case e negozi dentro all’edificio in riqualificazione. Infine il comune, coadiuvato da una commissione sociale comunale, vende parte degli alloggi a buon prezzo, in parte li fitta ad assegnatari tra cui anche i vecchi inquilini,
Cfr. Social Housing in Italia, su   Urbanistica Tre on line n. 6, marzo 2015 


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