Il nostro
sindaco De Magistris ha proposto (Repubblica 23.2.2017) con molta enfasi di svendere agli
inquilini, ad un prezzo irrisorio , da
1000 a 3000 euro, le case popolari che il Comune di Napoli gestiste per conto dello Stato.
La motivazione data è che la loro manutenzione è troppo costosa e le morosità
troppo alte. Penso che sicuramente saranno molto contenti gli attuali inquilini
in regola con la legge cosi come saranno contenti gli altri inquilini, quelli
IACP, che potrebbero sperare in un regalo simile soprattutto se lo Stato darà il
suo benestare. Da Napoli quindi una proposta rivoluzionaria, che si potrebbe
estendere a tutto il milione di case pubbliche oggi esistenti. Perché no, si
dice che lo fanno già in Sud America!
Sarebbe sicuramente un
problema in meno per i Comuni ed un maggior carico finanziario per lo Stato che
vedrebbe ridotta la poca disponibilità finanziaria per riqualificare/costruire
nuove case.
Credo che
siamo di fronte a proposte politiche venate di populismo più che improntate a risparmio economico e che vanno contro la
politica governativa di investire sulla riqualificazione delle periferie. Mi pare chiaro che
contengono anche una certa demagogia perché presuppongono, come da tradizione,
una legge speciale per Napoli. Mi chiedo se uno stato di diritto può regalare
agli abitanti, in nome di un’assistenza sociale, le case pubbliche che sono
state pagate dai lavoratori e dallo Stato stesso.
Se il Comune fosse un’azienda privata non ci sarebbe nulla da
dire, ma credo che , in questo paese pieno di eccezioni e di distinguo, la
Corte dei Conti avrebbe pur qualcosa da dire: un bene pubblico quasi
regalato, contro ogni norma di legge nazionale e regionale che ne determinano la
vendita, che va contro ogni logica statale. La difficoltà delle case gestite dal Comune, non è la stessa delle
case gestite per esempio dallo Iacp; le case del Comune, costruite soprattutto
dopo il terremoto del 1980, hanno avuto una gestione politica e non economica,
più di tipo genericamente assistenzialista che di aiuto ai ceti poveri. Una situazione dove la legalità viene poco
affermata, dove un intreccio di norme assistenziali e di garanzia insieme a evidente degrado spinge gli abitanti non solo a non comprare gli
alloggi in vendita ma anche a non pagare i fitti, perché non ci sono
conseguenze. E’ difficile pensare che
una famiglia povera non riesca a pagare un fitto che è il più basso d’Italia, circa
40 euro mensili di media!
La gestione comunale, in questi trentanni, ha tollerato
ampie occupazioni abusive, non ha applicato le norme previste a chi non paga il
fitto per oltre sei mesi (sono oltre il 45% degli abitanti), non ha sfrattato
le persone condannate per reati penali, e naturalmente non ha fatto una decente
manutenzione. In sostanza c’è stata una pessima gestione che fortunatamente non
si riscontra in altri Enti come gli Iacp o in altri comuni italiani, salvo
quelli in Sicilia.
Quelle case
pubbliche che il Comune vuole quasi regalare e che da poco ha preso in
gestione, avendo eliminato la gestione di terzi, sono costate allo Stato , con
annessi e connessi di infrastrutture e attrezzature, circa 50 miliardi di euro, ed il Comune non solo ne
dovrebbe garantire il normale
uso, ma anche migliorarle perché quelle case costituiscono molta parte di
quella periferia pubblica di cui l’Amministrazione mena vanto di avere a cuore.
L’albero storto
delle case pubbliche in Italia, non è certo colpa dell’attuale Amministrazione
comunale, è una storia unica in Europa : case pubbliche costruite, svendute, il resto lasciate
degradare e poi abbandonate senza interventi
di riqualificazione. E tale condizione è tanto più vera al Sud che altrove.
Infatti a Milano e Torino non svendono,
anzi si riqualificano le case pubbliche, con difficoltà come
buona parte del resto del paese.
Mi chiedo
se sia legittimo svendere a prezzi stracciati un patrimonio pubblico solo
perché non si è più in grado di gestire il patrimonio stesso e i conti non
danno respiro. Assunta in proprio la gestione, il Comune, piuttosto che
svendere il patrimonio, dovrebbe impegnarsi nel miglioramento manageriale e
avere cosi pieno titolo per
reclamare dalla Regione un maggior finanziamento per le manutenzioni. Le
periferie italiane hanno urgentissimo bisogno di riqualificazione, servono
interventi statali e attivazione della partecipazione sociale e qualcosa si sta
muovendo in tal senso , ma le proposte del sindaco sulle
case pubbliche, all’ombra di successi, giustamente esibiti dal Comune, per il finanziamento governativo dell’abbattimento di un Vela, vanno in altra direzione.