venerdì 28 febbraio 2014

 La nuova Piazza Garibaldi: si può fare meglio

La recente inaugurazione della bella stazione Metro di piazza Garibaldi ha portato un incremento notevole della mobilità urbana, ora finalmente collegata, almeno in superficie, con la stazione  ferroviaria.  I lavori continuano e non appena saranno terminati, sarà anche eliminato, con un collegamento sotterraneo, il selvaggio scontro obbligato tra pedoni e auto che accade in superficie dove nemmeno un semaforo da ordine ai flussi. Ma l’apertura della nuova stazione Metro reclama altri interventi  per assicurare alla intera rete intermodale il suo benefico effetto.  Si sente più che mai l’urgenza non solo del collegamento con l’aeroporto di Capodichino che farebbe balzare Napoli a livello di competitività con le altre grandi città italiane; ma anche del completamento dei lavori alla piazza, vero hub urbano, che non appare cosi imminente. Si tratta certamente di una sfida imponente che il Comune ha assunto col progetto di riqualificazione della piazza: una grande rotatoria per auto che diverrà lo snodo centrale della mobilità cittadina.
I ritardi accumulati nei lavori ed i disagi  provocati alla cittadinanza  dalla occupazione della piazza, da parte del cantiere, datano  ormai diversi anni  e  ci piacerebbe sapere quando la piazza sarà liberata e riqualificata. E’ chiaro che sacrifici sono ancora necessari per un risultato giustamente ambizioso che innalzerà di molto la vivibilità urbana e la mobilità dell’area metropolitana, ma non per altri tre anni.
La scommessa della riqualificazione sarà vincente solo se comporterà non solo la rigenerazione del luogo fisico ma anche quella sociale con controlli e vigilanza  per garantire migliore sicurezza ai cittadini.
Il progetto della nuova piazza Garibaldi è il più impegnativo progetto di riqualificazione urbana collegato alle nuove stazioni del Metrò che il Comune sta portando avanti. Esso cerca di dare un contenuto allo spazio lasciato vuoto dalla demolizione negli anni cinquanta dell’ottocentesca stazione progettata da Breglia che ne occupava il centro. L’attuale stazione, realizzata nel 1959 su progetto di Nervi, Vaccaro, Piccinato, Cocchia e altri, fu costruita saggiamente arretrata rispetto alla vecchia e con una bassa pensilina per non ostacolare l’unica cosa bella della piazza: la vista del Vesuvio.
Il progetto attuale redatto dal francese Domenique Perrault riempie il grande vuoto di quattro ettari con la costruzione di un’imponente galleria commerciale su quasi metà piazza mentre sull’altra metà sono previsti  giardini, spazi per accesso alla stazione metro delle FF.SS., attrezzature sportive di quartiere, aree di sosta e parcheggio interrato.
La galleria commerciale, destinazione ormai naturale per il mezzanino delle stazioni Metro, è stata portata in superficie bucando la piazza, ed è stata coperta con un’imponente struttura di alberi di acciaio che sostengono esili tende da ombra. Va detto subito che da un intervento pubblico ci si aspetterebbe qualcosa di diverso da una galleria commerciale in un luogo già denso di simili attività.  Ci si aspetterebbe, e in particolare a piazza Garibaldi, incremento di verde e spazio per attività culturali e per spettacoli, che da sole potrebbero migliorare la qualità della rigenerazione anche sociale della piazza stessa.  
Inoltre una galleria commerciale scoperta in una città piovosa come Napoli non  appare  certo adatta allo scopo di creare un luogo attrattivo. Anche un piccolo bar, a Napoli, se mette all’esterno sedie e tavoli cerca di proteggerli con tende impermeabili.  
Credo che sia chiaro a molti che la scelta di bucare le piazze da parte della Metro, non è una scelta che favorisce né la circolazione ipogea né lo spazio collettivo.
A piazza S. M. degli Angeli e a piazza N. Amore, le nuove costruzioni della Metro ingombrano inutilmente i luoghi storici; a piazza Garibaldi, in assenza di storicità significativa,  si costruisce una struttura da ombra , un pergolato grande  quasi quanto due campi di calcio, che ha un impatto visivo, ma paradossalmente  non la funzione,  di una costruzione di  circa 70.000 mc.
Colpisce che l’architetto francese Perrault non abbia tenuto in nessun conto ciò che succede a Parigi dove al Forum des Halles, che in grande assomiglia a quello che stiamo facendo in piccolo a piazza Garibaldi, si è deciso, dopo quarant’anni dall’apertura di un enorme buco scoperto, di riprogettare il luogo con maggior verde e con una nuova immensa copertura vetrata.

Spero che possiamo trarre vantaggio dall’esperienza francese in minor tempo di quanto abbiano fatto i nostri cugini,  magari dotando la piazza di maggiore verde (attualmente sono stati  già eliminati campo di calcetto e campo di basket) e , se proprio  è  necessario mantenere il buco  della galleria commerciale, coprirlo  senza chiuderlo  con  ampie  vetrate  poggiate sulla  muscolosa  struttura  in acciaio in corso di costruzione. 

(Repubblica Napoli  25.2.2014)

sabato 1 febbraio 2014

L'ex sede Nato da usare e conservare


Dal giorno della festa rock avvenuta lo scorso dicembre con Eduardo Bennato, e le immancabili bancarelle, tarantella, giochi e quant’altro, la sede ex Nato di Bagnoli è tornata a Napoli: la base militare si è infatti trasferita al lago patria riconsegnando alla città, in buona manutenzione e conservazione,  un suo sconosciuto  gioiello.
Il futuro dell’ex base, stando alle parole del sindaco è nelle mani delle associazioni e dei volontari del quartiere che in assemblee pubbliche dovranno decidere quale sarà il futuro della cittadella. L’idea della giunta è di creare una “cittadella smart ecosostenibile per i giovani” che verrà confrontata con le proposte democratiche elaborate dalle organizzazione territoriali  dei cittadini.
Lasciando cadere il retorico frasario politico in uso nelle cerimonie pubbliche a uso dei  media  , e  concedendo la buona fede al sindaco, si può riconoscere oltre la vacuità degli slogans,  un certo dilettantesco  desiderio  di  bene pubblico, che Bagnolifutura non è riuscita  però ad assicurare al quartiere da oltre vent'anni. Ma, anche a noi interesserebbe  sapere cosa succederà alla ex sede Nato.
Il proprietario della sede Nato, ex Collegio Costanzo Ciano, è la Fondazione Banco di Napoli che è alla ricerca di un soggetto pubblico o privato in grado di rilevare in parte o in tutto il complesso del Collegio per continuare ad investire i ricavi nella meritoria opera di assistenza all’infanzia bisognosa  della Campania.
Realizzato nel 1939 insieme alla Mostra d’Oltremare come collegio per formare la gioventù fascista, il Collegio Ciano, è stato dotato di tutte le attrezzature per svolgere le funzioni didattiche e recettive proprie di un vero “college” per migliaia di giovani con aule, dormitori, chiesa, teatro, parco sportivo, piscina club, ecc. Un vero campus che la trasformazione terziaria, come comando militare, fatta dalla Nato nel dopoguerra, ha perfettamente utilizzato fino all’anno scorso senza eccessive manomissioni.
 La tanto attesa liberazione della sede Nato  da scopi militari riconsegna  quindi ad usi civili un bene prezioso, un complesso architettonico ed urbanistico di invidiabile qualità , fortunatamente giunto a noi quasi intatto.  
Il Collegio Ciano, la Mostra d’Oltremare, il viale Augusto ed il viale giochi del Mediterraneo  costituiscono in realtà un unitario complesso urbano del primo novecento italiano che la città politica e culturale non deve disperdere ma anzi  impegnarsi a riqualificare.  Oltre al Collegio anche il viale giochi del Mediterraneo ha urgente bisogno di una chiara funzione e leggera riqualificazione che ne metta in risalto la qualità paesistica del progetto previsto fin dal Piano di Risanamento del 1937.   
Sosteneva Giuseppe Pagano nel 1940, che il viale anelava a raggiungere il mare , aprendo cosi l’area oltre l’Ilva-Italsider, verso il golfo.
Troppo tempo è passato da allora ma certe opportunità forse non sono del tutto perse.
L’ilva-italsider non c’è più, e un collegamento con Bagnolifutura non è impossibile; intanto, nell’immediato, si potrebbe ridisegnare il viale, liberandolo da occupazioni edilizie abusive e togliendo gli orribili cancelli della Nato che l’hanno troncato di netto.
Al tempo della giunta Iervolino e dell’assessore Belfiore furono portati avanti propositi e iniziative per convogliare quella che sembrava un’occasione internazionale per Napoli, “il Forum delle culture” proprio in quest’area e in questo complesso. Sappiamo tutti com’è andata a finire; ma il compito culturale e politico di non frammentare e svilire il complesso razionalista del Collegio Ciano tassello spetta alla città tutta.
Un reinserimento a pieno titolo del complesso nello spazio pubblico della città richiederà anche nuove destinazioni d’uso e adeguamenti degli edifici e dello spazio verde che toccherà alla Soprintendenza valutare nelle compatibilità architettoniche perché il bene è vincolato essendo stato realizzato più di settant’anni or sono.
Ma  è sulle compatibilità   o incompatibilità   funzionali che si vuole insistere ora perché le scelte  funzionali  in corso  oggi  determineranno   conseguenze   di cui  poi non sarà  facile maneggiare o ridurre l’impatto.
L’autore del progetto, l’ing. Francesco  Silvestri, l’aveva pensato come un campus residenziale attrezzato, dove studiare e vivere, caratterizzato da grande adattabilità come dimostra l’uso terziario fatto con facilità dalla Nato. Si potrebbe pensare quindi a destinazioni d’uso come complesso universitario, sede regionale, o addirittura come outlet commerciale. In sostanza a destinazioni che sembrano adatte a conservare questa severa e ordinata cittadella del novecento, senza incorrere in pericolosi smembramenti.  
In un momento di grande attenzione alla “spending review” un ente come la regione, che ha sedi sparse per la città, potrebbe utilmente scegliere di concentrarle in questo luogo. Sarebbe una scelta controcorrente rispetto alle altre regioni italiane. A Torino e Milano, le sedi regionali  infatti vengono progettate in  nuovi grattacieli in periferia mentre Napoli potrebbe, con sapienza e fantasia,  utilizzare  come sede regionale un modello orizzontale.  
( Repubblica Napoli 28.1.2014)