giovedì 4 febbraio 2016

Appalti, Opere Pubbliche, Periferie, Le scelte del governo e i rischi

In questo inizio d’anno quattro provvedimenti governativi sembrano segnare la strada giusta per promuovere  la riqualificazione delle periferie, migliorare gli appalti pubblici ed estendere il bonus casa.
La reiterazione del Bonus Casa, relativo a ristrutturazioni e risparmio energetico, ha previsto nuovi  incentivi per gli  arredi e soprattutto  per l’acquisto casa in leasing delle  giovani coppie e  ha esteso il credito fiscale, ma solo per gli interventi energetici,  alle case popolari e agli edifici. Finalmente sono stati presi in considerazione non solo gli alloggi, ma anche gli edifici ai quali andrebbero estesi anche i benefici per la riqualificazione che potrebbero migliorare notevolmente l’aspetto delle nostre città. Rimane l’emergenza delle case a fitto calmierato che solo un Social Housing incentivato e allargato ai privati ed esteso anche al sud, potrebbe combattere.
Sulle periferie due provvedimenti finanziano interventi comunali con bandi di concorso già emanati o in emanazione a breve che, se soddisfatti e accompagnati da semplici ed efficienti norme, potranno creare qualche esempio di buona pratica di riqualificazione del degrado. Uno è Il piano nazionale di riqualificazione sociale e culturale i cui progetti sono già al vaglio di un’apposita commissione che destinerà circa  200 milioni di euro in tre anni alla riqualificazione delle aree  degradate. Il finanziamento è poca cosa, con singoli interventi previsti da 100.000 a 2 milioni di euro, ma l’indirizzo è assai positivo. Verranno premiate proposte di immediata applicazione che includono apporti privati, partecipazione di associazioni e quelle che migliorano il “decoro urbano”.  Una novità è la riscoperta del valore sociale di categorie estetiche come il decoro urbano che, praticato per tutto l'Ottocento, è ora applicato anche alla periferia. Questa iniziativa ha trovato nel senatore Renzo Piano non solo un forte sponsor, ma anche un battistrada che con il lavoro del suo gruppo G124 sta sperimentando autonomamente progetti e partecipazione nella periferia di alcune città italiane. L’altro provvedimento è la legge di Stabiltà 2016 che ha previsto un intervento di 500 milioni per le periferie delle grandi città, capoluogo di provincia; poco si sa ora sugli indirizzi previsti e sulle strategie urbane che si vogliono premiare, ma la pubblicazione dei bandi di concorso a breve, ne chiarirà gli obiettivi. Va detto che il fallimento completo dei precedenti finanziamenti sia della legge di Stabilità 2015 sia del Piano Città, dovrebbe consigliare di sburocratizzare e semplificare al massimo le procedure per non rendere vana anche questa iniziativa. Anche in questo caso l’esiguo finanziamento previsto potrà portare pochi benefici ai 20  capoluoghi italiani, ma se esso verrà coordinato con i finanziamenti  dei  due  Piani Casa del 2009 e del 2014 ,  la sinergia che ne uscirà  aumenterà l’efficacia degli interventi. Lo spezzettamento degli interventi, dei programmi e dei controlli, infatti, limita di molto i risultati, rendendoli poco incisivi. 
Infine l’approvazione della legge delega sul riordino degli Appalti Pubblici investe cosi tanti campi della sfera pubblica come efficienza, sostenibilità, trasparenza, legalità e democrazia che un pur minimo miglioramento ci apparirebbe un evento. Gli obiettivi della legge delega, da tradurre in atti, sono incentrati sulla razionalizzazione e semplificazione degli appalti al fine di renderli  operativi senza troppe deroghe. Si prevede un miglioramento qualitativo delle opere pubbliche attraverso l’eliminazione del vincitore per “ massimo ribasso” con sostituzione del criterio dell’offerta “ economicamente più vantaggiosa” basata sulla valutazione del rapporto qualità/prezzo e non sul prezzo più basso. Una maggiore importanza alla fase progettuale con ampliamento dei concorsi piuttosto che delle gare fatte col sistema dell’Appalto Integrato, dove l’Impresa redige anche il progetto. Si prevedono più appalti con progetti esecutivi piuttosto che con progettazioni definitive o sommarie, le quali generano ampie modifiche in sede di cantiere con tutte le conseguenze sui costi e i tempi.  La riduzione delle Varianti in corso d’opera che, come è noto, fanno aumentare i costi in modo incontrollato e che allungano i tempi di realizzazione.  Questi i punti tecnici principali da evidenziare ai quali se ne potrebbero aggiungere altri di varia natura come, tra l’altro, la centralizzazione all’ANAC dei dati sugli appalti, sulle imprese e sui commissari di gara e la riduzione dei contenziosi di gara.
E’ evidente come in questi pochi passaggi sommariamente indicati c’è tutta la chiara comprensione politica dei mali vecchi e recenti che minano le opere pubbliche; ma va anche detto che la scelta politica fatta è per una loro riduzione non certo eliminazione. Probabilmente si tratta di sano realismo, ma sperare che gli appalti rispettino tempi e costi non è un sentimento cosi rivoluzionario. Con questa legge, voglio sperare, non saranno eliminati, ma certamente ridotti di molto gli scandalosi casi di opere pubbliche che triplicano tempi e costi come l’Ospedale del Mare a Ponticelli o il nuovo Centro Congressi all’Eur, come se nulla fosse.

La delega al governo, solo due mesi, mostrerà se le norme, le procedure e le sanzioni che verranno scritte rispetteranno lo spirito della legge delega o lo eluderanno. Sarebbe un errore imperdonabile, la conferma di un’impossibilità pratica di modificare uno stato di cose vergognoso e insostenibile che vanificherebbe da solo anche le altre leggi di finanziamento degli interventi pubblici.  
( Repubblica NA 3.2.2016)