In questo inizio d’anno quattro provvedimenti
governativi sembrano segnare la strada giusta per promuovere la riqualificazione delle periferie,
migliorare gli appalti pubblici ed estendere il bonus casa.
La reiterazione del Bonus Casa,
relativo a ristrutturazioni e risparmio energetico, ha previsto nuovi incentivi per gli arredi e soprattutto per l’acquisto casa in leasing delle giovani coppie e ha esteso il credito fiscale, ma solo per gli
interventi energetici, alle case
popolari e agli edifici. Finalmente sono stati presi in considerazione non solo
gli alloggi, ma anche gli edifici ai quali andrebbero estesi anche i benefici
per la riqualificazione che potrebbero migliorare notevolmente l’aspetto delle
nostre città. Rimane l’emergenza delle case a fitto calmierato che solo un
Social Housing incentivato e allargato ai privati ed esteso anche al sud,
potrebbe combattere.
Sulle periferie due provvedimenti finanziano
interventi comunali con bandi di concorso già emanati o in emanazione a breve
che, se soddisfatti e accompagnati da semplici ed efficienti norme, potranno
creare qualche esempio di buona pratica di riqualificazione del degrado. Uno è
Il piano nazionale di riqualificazione sociale e culturale i cui progetti sono
già al vaglio di un’apposita commissione che destinerà circa 200 milioni di euro in tre anni alla riqualificazione
delle aree degradate. Il finanziamento è
poca cosa, con singoli interventi previsti da 100.000 a 2 milioni di euro, ma l’indirizzo
è assai positivo. Verranno premiate proposte di immediata applicazione che
includono apporti privati, partecipazione di associazioni e quelle che
migliorano il “decoro urbano”. Una
novità è la riscoperta del valore sociale di categorie estetiche come il decoro
urbano che, praticato per tutto l'Ottocento, è ora applicato anche alla
periferia. Questa iniziativa ha trovato nel senatore Renzo Piano non solo un
forte sponsor, ma anche un battistrada che con il lavoro del suo gruppo G124
sta sperimentando autonomamente progetti e partecipazione nella periferia di
alcune città italiane. L’altro provvedimento è la legge di Stabiltà 2016 che ha
previsto un intervento di 500 milioni per le periferie delle grandi città,
capoluogo di provincia; poco si sa ora sugli indirizzi previsti e sulle
strategie urbane che si vogliono premiare, ma la pubblicazione dei bandi di
concorso a breve, ne chiarirà gli obiettivi. Va detto che il fallimento
completo dei precedenti finanziamenti sia della legge di Stabilità 2015 sia del
Piano Città, dovrebbe consigliare di sburocratizzare e semplificare al massimo
le procedure per non rendere vana anche questa iniziativa. Anche in questo caso
l’esiguo finanziamento previsto potrà portare pochi benefici ai 20 capoluoghi italiani, ma se esso verrà
coordinato con i finanziamenti dei due
Piani Casa del 2009 e del 2014 ,
la sinergia che ne uscirà
aumenterà l’efficacia degli interventi. Lo spezzettamento degli
interventi, dei programmi e dei controlli, infatti, limita di molto i
risultati, rendendoli poco incisivi.
Infine l’approvazione della legge
delega sul riordino degli Appalti Pubblici investe cosi tanti campi della sfera
pubblica come efficienza, sostenibilità, trasparenza, legalità e democrazia che
un pur minimo miglioramento ci apparirebbe un evento. Gli obiettivi della legge
delega, da tradurre in atti, sono incentrati sulla razionalizzazione e
semplificazione degli appalti al fine di renderli operativi senza troppe deroghe. Si prevede un
miglioramento qualitativo delle opere pubbliche attraverso l’eliminazione del
vincitore per “ massimo ribasso” con sostituzione del criterio dell’offerta “
economicamente più vantaggiosa” basata sulla valutazione del rapporto
qualità/prezzo e non sul prezzo più basso. Una maggiore importanza alla fase
progettuale con ampliamento dei concorsi piuttosto che delle gare fatte col
sistema dell’Appalto Integrato, dove l’Impresa redige anche il progetto. Si
prevedono più appalti con progetti esecutivi piuttosto che con progettazioni
definitive o sommarie, le quali generano ampie modifiche in sede di cantiere
con tutte le conseguenze sui costi e i tempi.
La riduzione delle Varianti in corso d’opera che, come è noto, fanno
aumentare i costi in modo incontrollato e che allungano i tempi di
realizzazione. Questi i punti tecnici
principali da evidenziare ai quali se ne potrebbero aggiungere altri di varia
natura come, tra l’altro, la centralizzazione all’ANAC dei dati sugli appalti,
sulle imprese e sui commissari di gara e la riduzione dei contenziosi di gara.
E’ evidente come in questi pochi
passaggi sommariamente indicati c’è tutta la chiara comprensione politica dei
mali vecchi e recenti che minano le opere pubbliche; ma va anche detto che la
scelta politica fatta è per una loro riduzione non certo eliminazione.
Probabilmente si tratta di sano realismo, ma sperare che gli appalti rispettino
tempi e costi non è un sentimento cosi rivoluzionario. Con questa legge, voglio
sperare, non saranno eliminati, ma certamente ridotti di molto gli scandalosi
casi di opere pubbliche che triplicano tempi e costi come l’Ospedale del Mare a
Ponticelli o il nuovo Centro Congressi all’Eur, come se nulla fosse.
La delega al
governo, solo due mesi, mostrerà se le norme, le procedure e le sanzioni che
verranno scritte rispetteranno lo spirito della legge delega o lo eluderanno.
Sarebbe un errore imperdonabile, la conferma di un’impossibilità pratica di
modificare uno stato di cose vergognoso e insostenibile che vanificherebbe da
solo anche le altre leggi di finanziamento degli interventi pubblici.
( Repubblica NA 3.2.2016)