martedì 6 giugno 2017

Prove di populismo



Il nostro sindaco De Magistris ha proposto (Repubblica 23.2.2017) con molta enfasi di svendere agli inquilini, ad un prezzo irrisorio , da 1000 a 3000 euro,  le case popolari che il Comune di Napoli gestiste per conto dello Stato. La motivazione data è che la loro manutenzione è troppo costosa e le morosità troppo alte. Penso che sicuramente saranno molto contenti gli attuali inquilini in regola con la legge cosi come saranno contenti gli altri inquilini, quelli IACP, che potrebbero sperare in un  regalo simile soprattutto se lo Stato darà il suo benestare. Da Napoli quindi una proposta rivoluzionaria, che si potrebbe estendere a tutto il milione di case pubbliche oggi esistenti. Perché no, si dice che lo fanno già in Sud America!
Sarebbe sicuramente un problema in meno per i Comuni ed un maggior carico finanziario per lo Stato che vedrebbe ridotta la poca disponibilità finanziaria per riqualificare/costruire nuove case.  
Credo che siamo di fronte a proposte politiche venate di populismo più che improntate a risparmio economico e che vanno contro la politica governativa di investire sulla riqualificazione delle periferie. Mi pare chiaro  che contengono anche una certa demagogia perché presuppongono, come da tradizione, una legge speciale per Napoli. Mi chiedo se uno stato di diritto può regalare agli abitanti, in nome di un’assistenza sociale, le case pubbliche che sono state pagate dai lavoratori e dallo Stato stesso.
Se il Comune fosse un’azienda privata non ci sarebbe nulla da dire, ma credo che , in questo paese pieno di eccezioni e di distinguo, la Corte dei Conti  avrebbe  pur qualcosa da dire: un bene pubblico quasi regalato,  contro ogni  norma di legge nazionale e regionale  che ne determinano la vendita, che va contro ogni logica statale.  La difficoltà delle case gestite dal Comune, non è la stessa delle case gestite per esempio dallo Iacp; le case del Comune, costruite soprattutto dopo il terremoto del 1980, hanno avuto una gestione politica e non economica, più di tipo genericamente assistenzialista che di aiuto ai ceti poveri. Una situazione dove la legalità viene poco affermata, dove un intreccio di norme assistenziali e di garanzia  insieme a evidente degrado  spinge   gli abitanti non solo a non comprare gli alloggi in vendita ma anche a non pagare i fitti, perché non ci sono conseguenze.  E’ difficile pensare che una famiglia povera non riesca a pagare un fitto che è il più basso d’Italia, circa 40 euro mensili di media!
La gestione comunale, in questi trentanni, ha tollerato ampie occupazioni abusive, non ha applicato le norme previste a chi non paga il fitto per oltre sei mesi (sono oltre il 45% degli abitanti), non ha sfrattato le persone condannate per reati penali, e naturalmente non ha fatto una decente manutenzione. In sostanza c’è stata una pessima gestione che fortunatamente non si riscontra in altri Enti come gli Iacp o in altri comuni italiani, salvo quelli in Sicilia.
Quelle case pubbliche che il Comune vuole quasi regalare e che da poco ha preso in gestione, avendo eliminato la gestione di terzi, sono costate allo Stato , con annessi e connessi di infrastrutture e attrezzature,   circa 50 miliardi di euro, ed il Comune  non solo ne  dovrebbe  garantire il normale uso, ma  anche migliorarle perché  quelle case costituiscono molta parte di quella periferia  pubblica di cui l’Amministrazione  mena vanto di avere a cuore.
L’albero storto delle case pubbliche in Italia, non è certo colpa dell’attuale Amministrazione comunale, è una storia unica in Europa :  case pubbliche  costruite, svendute, il resto lasciate degradare e  poi abbandonate senza interventi di riqualificazione. E tale condizione è tanto più vera al Sud che altrove. Infatti a  Milano e Torino non svendono, anzi si riqualificano le case pubbliche, con difficoltà  come  buona parte del resto del paese.
Mi chiedo se sia legittimo svendere a prezzi stracciati un patrimonio pubblico solo perché non si è più in grado di gestire il patrimonio stesso e i conti non danno respiro. Assunta in proprio la gestione, il Comune, piuttosto che svendere il patrimonio, dovrebbe impegnarsi nel miglioramento manageriale  e  avere  cosi pieno titolo per reclamare dalla Regione un maggior finanziamento per le manutenzioni. Le periferie italiane hanno urgentissimo bisogno di riqualificazione, servono interventi statali e attivazione della partecipazione sociale e qualcosa si sta muovendo in tal senso ,   ma le proposte del sindaco sulle case pubbliche, all’ombra di successi, giustamente esibiti dal Comune, per il finanziamento  governativo dell’abbattimento di un Vela, vanno in altra direzione.


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