Dal giorno della festa rock avvenuta lo scorso
dicembre con Eduardo Bennato, e le immancabili bancarelle, tarantella, giochi e
quant’altro, la sede ex Nato di Bagnoli è tornata a Napoli: la base militare si
è infatti trasferita al lago patria riconsegnando alla città, in buona
manutenzione e conservazione, un suo
sconosciuto gioiello.
Il futuro dell’ex base, stando alle parole del
sindaco è nelle mani delle associazioni e dei volontari del quartiere che in
assemblee pubbliche dovranno decidere quale sarà il futuro della cittadella.
L’idea della giunta è di creare una “cittadella smart ecosostenibile per i
giovani” che verrà confrontata con le proposte democratiche elaborate dalle organizzazione
territoriali dei cittadini.
Lasciando cadere il retorico frasario politico in
uso nelle cerimonie pubbliche a uso dei
media , e concedendo la buona fede al sindaco, si può
riconoscere oltre la vacuità degli slogans,
un certo dilettantesco desiderio di
bene pubblico, che Bagnolifutura non è riuscita però ad assicurare al quartiere da oltre vent'anni.
Ma, anche a noi interesserebbe sapere
cosa succederà alla ex sede Nato.
Il proprietario della sede Nato, ex Collegio
Costanzo Ciano, è la
Fondazione Banco di Napoli che è alla ricerca di un soggetto
pubblico o privato in grado di rilevare in parte o in tutto il complesso del
Collegio per continuare ad investire i ricavi nella meritoria opera di
assistenza all’infanzia bisognosa della
Campania.
Realizzato nel 1939 insieme alla Mostra
d’Oltremare come collegio per formare la gioventù fascista, il Collegio Ciano,
è stato dotato di tutte le attrezzature per svolgere le funzioni didattiche e
recettive proprie di un vero “college” per migliaia di giovani con aule,
dormitori, chiesa, teatro, parco sportivo, piscina club, ecc. Un vero campus
che la trasformazione terziaria, come comando militare, fatta dalla Nato nel
dopoguerra, ha perfettamente utilizzato fino all’anno scorso senza eccessive manomissioni.
La tanto
attesa liberazione della sede Nato da
scopi militari riconsegna quindi ad usi
civili un bene prezioso, un complesso architettonico ed urbanistico di
invidiabile qualità , fortunatamente giunto a noi quasi intatto.
Il Collegio Ciano, la Mostra d’Oltremare, il viale
Augusto ed il viale giochi del Mediterraneo costituiscono in realtà un unitario complesso
urbano del primo novecento italiano che la città politica e culturale non deve
disperdere ma anzi impegnarsi a
riqualificare. Oltre al Collegio anche
il viale giochi del Mediterraneo ha urgente bisogno di una chiara funzione e
leggera riqualificazione che ne metta in risalto la qualità paesistica del
progetto previsto fin dal Piano di Risanamento del 1937.
Sosteneva Giuseppe Pagano nel 1940, che il viale
anelava a raggiungere il mare , aprendo cosi l’area oltre l’Ilva-Italsider,
verso il golfo.
Troppo tempo è passato da allora ma certe
opportunità forse non sono del tutto perse.
L’ilva-italsider non c’è più, e un collegamento
con Bagnolifutura non è impossibile; intanto, nell’immediato, si potrebbe
ridisegnare il viale, liberandolo da occupazioni edilizie abusive e togliendo gli
orribili cancelli della Nato che l’hanno troncato di netto.
Al tempo della giunta Iervolino e dell’assessore Belfiore
furono portati avanti propositi e iniziative per convogliare quella che
sembrava un’occasione internazionale per Napoli, “il Forum delle culture”
proprio in quest’area e in questo complesso. Sappiamo tutti com’è andata a
finire; ma il compito culturale e politico di non frammentare e svilire il complesso
razionalista del Collegio Ciano tassello spetta alla città tutta.
Un reinserimento a pieno titolo del complesso
nello spazio pubblico della città richiederà anche nuove destinazioni d’uso e adeguamenti
degli edifici e dello spazio verde che toccherà alla Soprintendenza valutare nelle
compatibilità architettoniche perché il bene è vincolato essendo stato
realizzato più di settant’anni or sono.
Ma è sulle compatibilità
o
incompatibilità funzionali che si vuole insistere ora perché
le scelte funzionali in corso oggi
determineranno conseguenze di cui
poi non sarà facile maneggiare o ridurre l’impatto.
L’autore del progetto, l’ing. Francesco Silvestri, l’aveva pensato come un campus
residenziale attrezzato, dove studiare e vivere, caratterizzato da grande
adattabilità come dimostra l’uso terziario fatto con facilità dalla Nato. Si
potrebbe pensare quindi a destinazioni d’uso come complesso universitario, sede
regionale, o addirittura come outlet commerciale. In sostanza a destinazioni che
sembrano adatte a conservare questa severa e ordinata cittadella del novecento,
senza incorrere in pericolosi smembramenti.
In un momento di grande attenzione alla “spending review”
un ente come la regione, che ha sedi sparse per la città, potrebbe utilmente scegliere
di concentrarle in questo luogo. Sarebbe una scelta controcorrente rispetto
alle altre regioni italiane. A Torino e Milano, le sedi regionali infatti vengono progettate in nuovi grattacieli in periferia mentre Napoli
potrebbe, con sapienza e fantasia, utilizzare come sede regionale un modello
orizzontale.
( Repubblica Napoli 28.1.2014)
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