Se lo Stato rinuncia alle case popolari
L’Italia
non è un paese per poveri, scrive, adattando un famoso titolo di Cormac Mac
Carty, il docente, politico e scrittore, Isaia Salis (Repubblica, 8.2.2024) ed ha ragione! E’ come se la povertà
fosse considerata una specie di colpa del singolo e non una questione sociale
che dovrebbe essere affrontata e mitigata. Ma come architetto mi preoccupa il
poco sostegno che lo Stato ancora oggi riserva alle case pubbliche sia per
ristrutturarle sia per costruirne di nuove. I finanziamenti del PNRR sono un vero
rebus soprattutto se si guarda agli interventi predisposti per le case pubbliche
incernierati sulle regioni, sui comuni e su altri enti residenziali. Il governo, in accordo con Bruxelles, non
aveva finanziato nuove costruzioni ma aveva dichiarato che avrebbe dato impulso,
attraverso la riqualificazione edilizia pubblica, al tessuto produttivo e
sociale dei territori con lo scopo di ridurre la iniquità sociale.
Il
governo aveva previsto interventi di riqualificazione per circa 11.000 alloggi;
ma ad oggi c‘è moltissima incertezza e confusione nell’uso di questi fondi.
Sembra cioè che i fondi rimasti siano troppo esigui per fare investimenti ampi nell’architettura
sociale, nei beni collettivi, nelle case pubbliche.
Dopo
la crisi del 2007-08 e dopo la pandemia da Covid del 2020 il numero dei poveri
è aumentato di parecchio in Italia. L’inflazione è cresciuta, sono aumentati
anche i prezzi delle case a libero mercato e gli stipendi sono rimasti fermi,
mentre la quantità di case pubbliche è rimasta più o meno la stessa di prima.
Purtroppo
non è una novità il disinteresse statale per le case sociali.
Già
nel Novecento, lo Stato si è fatto poco carico nel promuovere la sostenibilità
sociale ed economica delle famiglie in difficoltà. Le case pubbliche realizzate
in un secolo sono state appena il 3,8 del totale nazionale contro una media
europea che arriva al 17%. Lo Stato è stato anche poco interessato a sostenere
un’equa distribuzione del benessere, le cui conseguenze sono arrivate fino ad
oggi e di fatto ostacolano lo sviluppo del paese.
Sergio Stenti
Repubblica 9 giugno 2024
Nessun commento:
Posta un commento