domenica 19 aprile 2015

Di riqualificare le periferie nessuno parla più

Ogni tanto balzano alla cronaca episodi di rabbia sociale da parte di chi aspetta da anni un alloggio popolare o un contributo al fitto. Roma ma soprattutto Milano appare il centro di questo disagio sociale italiano nel senso che lì la protesta è più forte ma anche le risposte del Comune appaiono più impegnate  che altrove. A Napoli invece tutto è abbastanza tranquillo se non fosse per piccoli episodi, anche accaduti di recente al Comune (Repubblica 16.4.015) e infondo alimentati dalla rara disponibilità di circa 200 alloggi riqualificati a Ponticelli che, sembra, dovranno essere assegnati agli abitanti del rione De Gasperi.
Nel 2005 fu fatto un concorso internazionale per la demolizione e ricostruzione del degradato e inquinato rione, ma pur in presenza di un ottimo progetto vincitore e di un finanziamento disponibile, è mancato  fino ad oggi  l’innesco del processo, cioè la disponibilità di alloggi liberi in zona, per iniziare  l’avvio dell’assegnazione-trasferimento  dei residenti e la conseguente  riurbanizzazione  del rione De Gasperi.
A confronto delle circa 17.000 richieste per un alloggio pubblico esistenti a Napoli, gli alloggi realizzati in questi ultimi anni, sono quasi nulla al confronto e  frutto di passate gestioni amministrative. Ciò che va sottolineato purtroppo è che  non esiste un  programma di riqualificazione  di edilizia sociale che l’amministrazione attuale abbia messo in campo e perseguito.
In singolare sintonia con il governo del paese, la riqualificazione delle periferie e gli alloggi sociali sono spariti dall’agenda politica, relegati sostanzialmente a temi di ordine pubblico e di assistenza sociale più che a politiche di programmazione per il futuro delle nostre città.
Credo che questa sia una scelta veramente miope che pagheremo caro: stiamo spingendo parti considerevoli di popolazione verso un’opposizione frontale allo Stato, il quale si mostra incapace e svogliato nel fare politiche di welfare e di riqualificazione delle periferie. Un po’ tutte le periferie si assomigliano e in fondo  richiedono le stesse cose: un miglioramento della vita ordinaria che altri paesi europei, come Germania e Francia, praticano già da oltre un decennio con programmi combinati di welfare e riqualificazione .
Appare quindi doppiamente dannoso avere finanziamenti per riqualificare e non  riuscire spenderli, vuoi per incapacità, indifferenza o sottovalutazione del problema.
Nel 2005 la Regione Campania finanziò tre programmi di recupero a Ponticelli, Soccavo e Poggioreale dei quali nessuno è stato realizzato. Erano programmi difficili e nuovi, che univano insieme interessi pubblici e interessi privati , ma  il Comune,  cosi come anche nel caso  Bagnoli, non è stato in grado di portarli   a termine, anche a causa di un PRG inadatto, che scoraggia il residenziale mentre incentiva un terziario poco richiesto.  
Ancora due anni or sono, nel 2013, l’ex assessore De Falco, era fiducioso che si potessero aprire ampi spazi alla riqualificazione napoletana, puntando sui privati e riconoscendo nel contempo la difficoltà a completare  i pochi programmi  sociali  ereditati dalla  giunta precedente ( Repubblica 20.1.2013).  Ma le sue speranze  purtroppo   non si sono avverate. 
Anche il programma di dismissione, approvato nel 2006 ma attuato dal 2012, di circa 13.000 alloggi pubblici su un totale di circa 40.000 posseduti, ha portato e porterà  nel tempo  considerevoli introiti nelle casse comunali .  La legge prevede che la vendita degli alloggi pubblici sia reinvestita nello stesso campo e non debba servire a fare cassa: scelta politica che è praticata con successo dagli inizi del novecento in ambito europeo.  Per quello che si sa, gli introiti già incassati non sono stati impiegati a tale scopo e non ci sono programmi futuri noti.
Il tema è semplicemente scomparso: periferie, alloggi pubblici a basso fitto, riqualificazione dei quartieri, welfare, sono diventate parole troppo vecchie.

Senza dirlo, i nostri politici ed amministratori, sperano che sia il  mercato a trovare le giuste soluzioni. Non temono les banlieues italiennes!
( repubblica 18.4.2015) 

Nessun commento:

Posta un commento